La politica del “vaffanculo”

L’organo preposto alla politica

Internet pullula come mai prima di continui epiteti contro i politici e i pubblici amministratori. E su questo non c’è nemmeno da chiedersi il perché.

Ma, dopo aver sfogato invettive e lamentele, tutti credono che, mandando a casa o in galera i politici si risolva qualcosa.

Insomma, tutti vogliono lanciare il loro “vaffanculo“, felici del loro sfogo, della loro goliardata, e credono così di salvare l’Italia.

E’ esattamente il contrario: i peggiori e più pericolosi governi li abbiamo avuti proprio da coloro che vincevano le elezioni a colpi di “vaffanculo”.

Mussolini conquistò il favore degli italiani con la sua politica del “vaffanculo“, del “me ne frego“, dell'”andate a farvi fottere tutti quanti“, usando la violenza, l’offensività e la volgarità del linguaggio proprio per conquistare gli italiani esasperati ed avere il consenso entusiastico necessario ad instaurare una dittatura (diceva, infatti, che non è difficile fare il dittatore in un paese di camerieri).

In tempi più recenti Berlusconi ha stravinto le elezioni presentandosi come quello estraneo al teatrino della politica, colui che viene dal mondo del lavoro, colui che manda a casa a calci in culo tutti gli altri.

Bossi ha fatto lo stesso cavalcando il vaffanculismo del nord, Di Pietro cavalca altri vaffanculismi, Beppe Grillo, i no-TAV, gli indignati, i girotondini, i centri sociali, e tutte le moltitudini di movimenti basati sull’incazzatura hanno i loro personali slogans vaffanculistici.

E i cittadini che li votano seguendo l’urlo più forte, il vaffanculo più slanciato, la volgarità più violenta, lo slogan più semplicistico, non fanno che perpetuare il problema di sempre, manderanno al governo sempre la stessa politica, che cambierà ipocritamente di nome, ma non di stile e di inefficienza.

Quanti fallimenti e disastri occorreranno prima di arrivare a capire che la politica si fa affrontando i problemi, spesso pure scontentando molte categorie, e non insultando gli avversari?

Gandhi diceva che quando i cittadini si saranno maturati i politici si adegueranno. Altre vie proprio non ci sono e non ci saranno mai. E finché, quando si parlerà di politica, i cittadini si riferiranno sempre e solo al culo, non verrà mai attivato il cervello.

 

 

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