Il sospetto

Spesso crediamo che il sospettare di qualcosa o di qualcuno sia un vivido esempio della nostra intelligenza, del fatto che a noi nessuno “la dà da bere”.
E sospettare è una attività molto in auge anche a livello sociale: i più grandi giornalisti e i più apprezzati uomini politici costruiscono sul sospetto (diciamolo pure: calunnioso) carriere e potere. Ma le cose non stanno precisamente così.
Vediamo di chiarire: che cos’è il sospetto?
E’ uno smottamento della coscienza verso il basso: una falla interiore dalla quale proviene una enorme quantità di inquinamento psichico.
Infatti non si sente mai parlare di sospetti positivi: si sospetta sempre e solo il peggio del peggio.
Il sospetto avvelena e rode chi lo prova!
E’ una delle cose più tossiche che possano annidarsi in una psiche umana.
Ma, se uno prova un sospetto di qualsiasi tipo cosa deve fare? Primo: capire se è possibile verificare come sono andati effettivamente i fatti. Mi spiego: se sospetto che Alessandro Magno abbia fatto o no una brutta azione, se non ho documenti o prove archeologiche per verificarlo, mi conviene lasciare stare e pensare a qualcosa di più utile e sano per me.
Se invece ho modo di verificare, è mio dovere farlo: solo in tal modo posso trasformare il sospetto in una certezza, ed allora prendere le misure conseguenti.
Ma se non ho voglia o capacità di verificare è meglio distogliere l’attenzione dalle brutte cose, visto che l’attenzione sul torbido si autoalimenta e crea cose ancora più torbide. Un sospetto lasciato ad autoalimentarsi crea mostri terrificanti, come la letteratura e la storia insegnano.
Concludendo: è importantissimo imparare a non lasciare la nostra mente in balia dei liquami psichici. Vediamo di essere noi a scegliere i contenuti della mente e darle i nutrimenti migliori, come vorremmo darli al nostro corpo!

 

 

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