Elegie per una rinascita

Kareem Wasfi mentre suona a Baghdad subito dopo l'esplosione di una bomba nel luogo del massacro

Kareem Wasfi a Baghdad, mentre suona nel luogo di un massacro, subito dopo l’esplosione di una bomba

Guerre recenti o guerre in corso non fa tanta differenza: pochi sono i lembi di terra che non siano impregnati di sangue, sparso inutilmente come sempre, nell’eterno crudele gioco al massacro.

Ma in mezzo alle rovine, quando tutti piangono e imprecano, dove ogni speranza sembra essere pura follia, dove il dolore acerbo strazia gli animi e dove i sentimenti dominanti sono odio, paura, disperazione, ebbene, proprio in questi luoghi più colpiti dalla disgrazia, esiste qualche angelo in forma umana che si comporta in controtendenza, che lancia ponti verso un qualcosa di diverso, che irradia semi di luce anche dal profondo del baratro. Perché profondissime ferite e acerbo dolore vanno lungamente elaborati, sia in forma individuale che comunitaria, fino al punto di poter aprire le porte ad un possibile oltre.

Non so se è solo una semplice coincidenza, ma sono stati sempre dei violoncellisti ad occuparsi di questa rielaborazione collettiva di un lutto comune.

Sono ammirato di fronte all’eroismo di Kareem Wasfi, violoncellista Iracheno, che dopo ogni esplosione di bombe – e sono tante – corre nel luogo dell’esplosione e suona musiche di sua composizione per esorcizzare la paura, per offrire alternative al buio profondo.

Ogni giorno rischia la pelle, cecchini e fanatici sono sempre in agguato, eppure lui testimonia ogni giorno nella sua musica la possibilità di un’altra vita e di un altro futuro.

Vedran Smailović nel 1992 suona il violoncello tra i ruderi della Biblioteca nazionale di Sarajevo, semidistrutta durante l’assedio. (foto di Mikhail Evstafiev)

Come pure ho provato grande reverenza e commozione di fronte a Vedran Smailović, violoncellista bosniaco che in mezzo alle macerie di Sarajevo assediata suonava il cosiddetto Adagio di Albinoni in memoria dei civili uccisi dai cecchini mentre erano in fila per il pane, incurante lui stesso della propria incolumità.

Mstislav Rostropovich suona Bach davanti al Muro di Berlino

Infine sempre ricorderò il sommo Mstislav Rostropovich che si mise a suonare Bach davanti al muro di Berlino che veniva finalmente smantellato.

Storie diverse, artisti diversi, musiche diverse, ma uno stesso messaggio lanciato da più messaggeri attraversa le coscienze. La musica può aiutare a solennizzare la dignità dell’essere umano, ad elaborare un lutto, a oltrepassare i cumuli di macerie.

Possiamo considerare questi personaggi come illusi o sognatori, ma quello che hanno fatto è stato grandioso: dare una risposta alla barbarie che non fosse simmetrica, come i sentimenti scaturiti dall’odio e dal rancore vorrebbero.

Guerra ad armi non convenzionali

“Sun over Parthenon, Athenian Acropolis (3-4 perspetive, rear facade). Athens, Greece” by Mstyslav Chernov

Quello che è successo, sta succedendo e succederà alla Grecia è esattamente una guerra di annientamento al rallentatore, sotto gli ipocriti panni delle trattative economiche, ispirandosi al noto principio della rana bollita teorizzato da Noam Chomsky.

L’Unione Europea (Unione? Ma dove?) ha utilizzato con la Grecia un nuovo tipo di arma: il cappio al collo finanziario, che appartiene, in forma raffinata, alla filosofia di quegli armamenti che uccidono le persone e lasciano intatte le cose. La prova generale di questa guerra è stata già fatta a Cipro, con la confisca dei soldi nei conti correnti dei cittadini, e, visto il buon risultato dell’operazione, il tiro può essere alzato su obiettivi sempre più grandi.

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La guerra dimenticata sotto casa

Spesso si parla di guerre dimenticate intendendo conflitti armati tra paesi del terzo mondo scarsamente documentati e raccontati all’opinione pubblica.

Ma ci dimentichiamo che sotto casa abbiamo cinque milioni e mezzo di processi civili pendenti e tre milioni e mezzo di penali. Abbiamo, quindi, un totale di nove milioni di processi!

Che cos’è un processo se non una guerra tra persone? Apparentemente meno cruenta (ma se calcoliamo gli omicidi che scatenano le cause penali e i suicidi che ne conseguono dopo sconfitte nei processi civili il numero di morti è impressionante), ma con l’identico obbiettivo: eliminare l’avversario. Continua a leggere