Ho guardato frettolosamente i titoli delle pagine economiche dei giornali di oggi e in tutti leggo una seri di raffinati bizantinismi per mascherare una cosa terribile: siamo entrati in deflazione. Per il cittadino medio deflazione è una parola tecnica e quindi insulsa. Chi si è informato di più sa che la deflazione è la morte dell’economia. Se i prezzi calano, qualsiasi cosa si voglia comprare basta aspettare un poco e il prezzo scende. Questo significa che nessuno compera oggi, tanto i prezzi domani scendono. E così nessuno vende, nessuno produce, nessuno guadagna. E meno si guadagna più si aspetta a fare acquisti, e il serpente si morde la coda. La deflazione è come spegnere il motore dell’aereo durante il volo. Il tutto aggravato dallo stato che aumenta le tasse sottobanco, camuffandole da aumenti dei costi di partecipate o di società di diritto pubblico (es. l’aumento di prezzo di tutti i prodotti elettronici a causa dell’aumento sconsiderato del compenso SIAE), facendo regali agli amici banchieri (il POS per tutti è un regalo senza precedenti al sistema bancario, sempre con la motivazione di bloccare gli evasori che è la scusa che lo stato usa per le più ignobili rapine). Il mondo produttivo è già abbondantemente al collasso. Abbiamo pochissimo tempo per fare una grande e decisiva sterzata, senza la quale l’aereo, che sta già precipitando, si sfracellerà al suolo.
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Il paradosso dell’evasore
Viene detto che se non ci fosse l’evasione il debito pubblico sarebbe già stato annullato, che l’evasore è un parassita della società; viene rilanciato come un mantram lo slogan “pagare meno, pagare tutti”, e ogni tipo di paragone tra l’evasore e il male assoluto non è mai stato risparmiato.
Essendo considerata l’evasione il delitto civico per antonomasia, si è deciso di abolire ogni possibile libertà ai cittadini per meglio perseguirla: abolizione del segreto bancario e di qualsiasi correlata forma di privacy, abolizione delle transazioni in contanti e susseguente obbligo di diventare tutti clienti delle banche, diminuito diritto di difesa di fronte ad accertamenti fiscali, accertamenti basati su paramentri induttivi e non più su riscontri documentali, istituzionalizzazione delle delazioni anonime, istituzione di uno spionaggio elettronico su tutti i cittadini gestito dall’agenzia delle entrate (si chiama Gerico 2014), e mille altre vessazioni che ognuno di noi subisce quotidianamente come sacrificio necessario alla lotta anti evasione. Continua a leggere
Il grande sogno della politica
Il palazzo di Vetro, sede dell’ONU a New York
Lo sfascio che vediamo ogni giorno induce a desiderare che il governo e l’economia vengano affidati ad amministratori scrupolosi, pragmatici, competenti e onesti.
Come guastafeste di lungo corso, dissento ferocemente da questa impostazione semplicistica.
Il pragmatismo l’abbiamo sempre avuto al governo e abbiamo visto cosa ha combinato: i pragmatici sono quelli che alla fine si fanno gli affari personali e quelli della tribù, partito o casta che rappresentano, a scapito del bene comune.
I competenti e i tecnici, hanno fatto sfasci immensi. Non dimentichiamo che un politico saggio può benissimo farsi consigliare da esperti, valutando caso per caso ciò che è meglio, mentre un tecnico al governo è comunque automaticamente un politico, e quindi deve ingraziarsi – in qualche modo – chi l’ha messo a governare.
L’onestà, infine, dovrebbe essere un prerequisito, non un merito: considerarla un merito, o, peggio, la base del proprio programma politico, vuole dire, non soltanto non avere un programma vero, ma soprattutto rafforzare la forma pensiero opposta, cioè che tutti i politici sono disonesti e ladri, forma pensiero che è alla base del malcostume che vediamo. Se scambiamo i mezzi con i fini, non andiamo da nessuna parte, maceriamo nel pantano e nella melma di sempre.
Quello che occorre veramente al nostro paese e al mondo intero sono… sognatori e visionari!
So che un bel rogo sfavillante è già pronto per me, se mi azzardo a ripetere in giro questa affermazione, ma non indietreggio affatto di fronte alla certezza dell’incomprensione.
Invito, tuttavia, il lettore, che si sentisse già fin d’ora troppo scandalizzato, a fermarsi qui, per evitare serie complicazioni, rischi di smarrimento, di eccessive riflessioni o, addirittura, di contagio. Continua a leggere