L’Euro contro l’Europa

"EURO-Symbol" by Wettach - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

“EURO-Symbol” by Wettach – Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Ne avessi trovato uno di giornali che operasse un distinguo! A quanto pare tutti sono convinti che Euro e Europa siano la stessa cosa e che l’uscita di un paese dall’Euro comporti automaticamente l’abbandono della permanenza nell’Unione Europea.

Eppure il fatto che Regno Unito, Svezia, Danimarca, Bulgaria, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania ed Ungheria non siano nell’Euro, non fa nascere alcun sospetto che una qualche distinzione si possa immaginare.

L’incapacità di questa distinzione, sta mettendo in crisi più di mezzo secolo di sforzi per fare sì che nazioni che sono state in millenario conflitto l’una contro l’altra creassero una grandissima federazione con un prestigio internazionale, una vastità di popoli e territori, un mercato interno e una ricchezza culturale tale da non temere alcuna inferiorità rispetto alle altre grandi potenze che creano zone di influenza sul pianeta.

L’Unione Europea è il raggiungimento del grande sogno di federare un intero continente, cosa che, pur nella sua complessità, si innesta su radici storiche profonde come l’Impero Romano e l’Impero Carolingio. Il grande sogno è quello di poter ottenere una grande nazione continentale senza dittatori né imperatori, ma solo tramite forme di governo democratico. Già nel periodo in cui si costituirono le nazioni europee (per esempio l’unificazione germanica sotto Bismarck, l’unificazione italiana nel Risorgimento), i più avanzati sognatori postularono un ulteriore passo in avanti (ricordate che Mazzini aveva fondato la Giovane Europa?).

Una immane bordata di guerre, due delle quali furono mondiali, affossò sogni e sognatori, ma il seme rimase e attese tempi propizi.

L’Unione Europea avrà mille pecche e sarà forse alla mercé di potenti lobby finanziarie – come poi lo sono più o meno tutti gli stati del mondo – ma ha portato enormi passi avanti nella parificazione dei percorsi di studio, nella libera circolazione delle professioni, nella difesa dei diritti del consumatore, nella istituzione di una giustizia sovranazionale (che tutela diritti spesso calpestati dai singoli stati), e in tanti altri settori dove non possiamo disconoscere il fatto che l’Europa abbia fatto da traino a percorsi virtuosi.

Inoltre, tutti quei conflitti tra stati che per migliaia di anni sono stati risolti solo con guerre, oggi vengono risolti con votazioni parlamentari: con questo non oso minimamente affermare che le decisioni e le leggi europee siano più giuste, ma almeno possiamo tutti concordare che sono meno sanguinose.

Quando si parla di Euro, invece, il discorso cambia completamente.

L’Euro è una moneta nata male e cresciuta peggio. È nata male nel senso che è emessa dalla BCE che è una banca privata, posseduta a sua volta da banche private (tra cui ci sono perfino banche di paesi non aderenti all’Euro). Mentre una banca pubblica tutela i cittadini, una banca privata tutela gli azionisti: e qui risiede il peccato originale immenso e insanabile. L’Euro è quindi nato come strumento di speculazione finanziaria, non come strumento monetario al servizio dell’economia e dei cittadini.

Inoltre la stessa idea dell’Euro è una follia! Come è possibile una moneta unica in una federazione di 28 paesi che hanno economie diversissime, sistemi fiscali incompatibili, leggi sul lavoro inconciliabili, sistemi di stato sociale non raffrontabili, aliquote fiscali di tutti i tipi, sistemi giuridici che poggiano su principi di diritto completamente differenti?

Si è voluto mettere il proverbiale carro davanti ai buoi, ovvero considerare come punto di partenza quello che avrebbe dovuto essere il punto di arrivo; il tutto a causa del grande male del secolo: la scomparsa della politica a favore dello strapotere della finanza.

Anche nel cambio monetario i conti non mi tornano affatto. Italia e Germania adottarono contemporaneamente l’Euro il 1 gennaio 1999, ma i tassi di parità furono fissati al 31 dicembre 1998. A quella data il Marco valeva circa 1000 Lire (989,999, per la precisione) e fu stabilito che un Marco valesse circa 2 euro (1,95583) ma, per comprare un solo Euro di Lire ce ne volevano circa 2000 (1936,27). Non vi sembra che il valore della Lira sia stato quasi dimezzato? Sono io che non so fare i conti o anche qualcun altro nota che sono i conti che non tornano? Perché, se questo fosse vero, il debito pubblico italiano si sarebbe improvvisamente raddoppiato.

Fin dal momento in cui fu concepito, l’Euro si basava su principi paradossali, il più assurdo dei quali era quello che sarebbe stata la moneta ad unire gli stati. È stato esattamente il contrario, come vediamo dalle sofferenze di Grecia, Cipro, Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda. È la moneta ed i suoi infernali meccanismi che stanno spaccando l’Unione Europea e portando i paesi ad un conflitto sempre crescente tra di loro. E sappiamo che nessun litigio è così acceso come quando si parla di soldi.

L’incapacità di distinguere tra Europa ed Euro sta veramente portando alla catastrofe europea. Quanti tagli dovranno essere fatti a scuola, pensioni, sanità, stato sociale, opere pubbliche indispensabili, investimenti produttivi, quanta recessione e disoccupazione dovremo ancora tollerare, quanti inasprimenti fiscali dovremo ancora ingoiare prima di riconoscere che la ricetta della Troika europea è una inutile serie di sacrifici che non porta assolutamente a niente? Per pagare i debiti occorre aumentare la ricchezza dei cittadini, non diminuirla e drenarla verso un moloch fiscale onnivoro che fagocita tutte le risorse e desertifica l’economia.

Mi chiedo amaramente: quanto occorre soffrire prima di capire?

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