Guerra ad armi non convenzionali

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“Sun over Parthenon, Athenian Acropolis (3-4 perspetive, rear facade). Athens, Greece” by Mstyslav Chernov

Quello che è successo, sta succedendo e succederà alla Grecia è esattamente una guerra di annientamento al rallentatore, sotto gli ipocriti panni delle trattative economiche, ispirandosi al noto principio della rana bollita teorizzato da Noam Chomsky.

L’Unione Europea (Unione? Ma dove?) ha utilizzato con la Grecia un nuovo tipo di arma: il cappio al collo finanziario, che appartiene, in forma raffinata, alla filosofia di quegli armamenti che uccidono le persone e lasciano intatte le cose. La prova generale di questa guerra è stata già fatta a Cipro, con la confisca dei soldi nei conti correnti dei cittadini, e, visto il buon risultato dell’operazione, il tiro può essere alzato su obiettivi sempre più grandi.

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L’Euro contro l’Europa

"EURO-Symbol" by Wettach - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

“EURO-Symbol” by Wettach – Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Ne avessi trovato uno di giornali che operasse un distinguo! A quanto pare tutti sono convinti che Euro e Europa siano la stessa cosa e che l’uscita di un paese dall’Euro comporti automaticamente l’abbandono della permanenza nell’Unione Europea.

Eppure il fatto che Regno Unito, Svezia, Danimarca, Bulgaria, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania ed Ungheria non siano nell’Euro, non fa nascere alcun sospetto che una qualche distinzione si possa immaginare.

L’incapacità di questa distinzione, sta mettendo in crisi più di mezzo secolo di sforzi per fare sì che nazioni che sono state in millenario conflitto l’una contro l’altra creassero una grandissima federazione con un prestigio internazionale, una vastità di popoli e territori, un mercato interno e una ricchezza culturale tale da non temere alcuna inferiorità rispetto alle altre grandi potenze che creano zone di influenza sul pianeta. Continua a leggere

Il paradosso dell’evasore

Nel mio mestiere di insopportabile guastafeste mi imbatto sempre più frequentemente nelle tonitruanti crociate contro gli evasori.

Viene detto che se non ci fosse l’evasione il debito pubblico sarebbe già stato annullato, che l’evasore è un parassita della società; viene rilanciato come un mantram lo slogan “pagare meno, pagare tutti”, e ogni tipo di paragone tra l’evasore e il male assoluto non è mai stato risparmiato.

Essendo considerata l’evasione il delitto civico per antonomasia, si è deciso di abolire ogni possibile libertà ai cittadini per meglio perseguirla: abolizione del segreto bancario e di qualsiasi correlata forma di privacy, abolizione delle transazioni in contanti e susseguente obbligo di diventare tutti clienti  delle banche, diminuito diritto di difesa di fronte ad accertamenti fiscali, accertamenti basati su paramentri induttivi e non più su riscontri documentali, istituzionalizzazione delle delazioni anonime, istituzione di uno spionaggio elettronico su tutti i cittadini gestito dall’agenzia delle entrate (si chiama Gerico 2014), e mille altre vessazioni che ognuno di noi subisce quotidianamente come sacrificio necessario alla lotta anti evasione. Continua a leggere

Il vero costo della corruzione

Pochi giorni fa il procuratore generale aggiunto della Corte dei Conti, Maria Teresa Arganelli, ha affermato che la corruzione in Italia vale circa 60 miliardi di euro, che nell’anno 2011 sono state inflitte condanne in primo grado solo per 75 milioni di euro e che il 50% dell’intero giro economico della corruzione in Europa è prodotto dall’Italia.

Questi dati sono logicamente preoccupanti e raccapriccianti, ma visto che io sono un guastafeste abilissimo, vorrei dire che i danni reali della corruzione sono di gran lunga peggiori di questo, pur terribile, calcolo. Continua a leggere