Come far ridere Dio a crepapelle

Si dice che per fare sghignazzare Dio basti raccontargli i nostri desideri.

Non ho mai avuto un feeback personale da parte del Padreterno (e sono certo che mai l’avrò), ma i nostri desideri sono spesso la cosa più banale e stereotipa che l’umanità abbia mai prodotto. Si possono riassumere tutti tramite due soli verbi: avere e primeggiare.Sempre e comunque qualcosa che corrobori l’io personale.

Ho fatto tante volte il seguente gioco: chiedo a delle persone di immaginare di trovare la vera lampada di Aladino, di strofinarla e di formulare i fatidici tre desideri al Genio in essa contenuto.Il risultato è scontato: tutti cercano soldi, successo, salute, vincite, e disparate variazioni sul tema, magari non solo per se stessi ma anche per la propria famiglia, che comunque è la più immediata proiezione di noi verso l’esterno. Non ho mai trovato nessuno che chiederebbe al Genio la pace nel mondo, la fratellanza tra i popoli, l’instaurarsi di retti rapporti umani, la fine dei giganteschi squilibri tra persone e nazioni, e le tante altre cose che potrebbero rappresentare un progresso per l’umanità intera. Niente di tutto questo: ognuno vede solo il proprio interesse personale e crede di potere essere felice da solo vincendo alla lotteria una barca di soldi, pur essendo circondato da un’umanità piena di sofferenze, di fame, di guerra, di malattie, di ingiustizie, di violenze e prevaricazioni.

Il problema non è solo che i nostri desideri sono sempre improntati a vantaggi personali. Perché potremmo desiderare la saggezza, la capacità di amare veramente gli altri, il dono dell’ intuizione, la capacità di saper volere e di saper scegliere, l’equilibrio interiore e tantissime altre qualità che, pur essendo acquisizioni strettamente personali, potrebbero fare decollare in maniera splendida tutta la nostra vita.

Quindi il problema è che i nostri desideri sono spaventosamente idioti! È proprio osservando i nostri desideri, il fatto che siano tutti uguali e tutti ugualmente banali, che possiamo capire quanta poca strada abbia compiuto il genere umano nell’evolversi dal mondo animale. Infatti tutti i nostri desideri sono tipicamente animali, sono la trasposizione nell’ambito umano di una coscienza completamente animale, nel senso che come noi desideriamo una montagna di soldi, una scimmia desidererebbe una montagna di banane.

E un’umanità che è così poco evoluta dal mondo animale è un’umanità bambina, come l’hanno definita tanti saggi e tanti maestri spirituali, una umanità che deve fare ancora un cammino immenso per crescere.

Abbiamo sviluppato a dismisura i nostri giocattoli preferiti (le tecnologie e i prodotti consumistici) ma abbiamo ancora tutto da imparare su come ci si comporta con il nostro vicino di casa, che solo che si comporti un poco differente dalle nostre aspettative siamo già a litigare.

Ma come si diventa grandi, come possiamo un poco evolvere dallo stato di ex scimmie? Semplice: impariamo a spostare il pensiero più in alto, verso altri orizzonti.

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