Il paradosso dell’evasore

Nel mio mestiere di insopportabile guastafeste mi imbatto sempre più frequentemente nelle tonitruanti crociate contro gli evasori.

Viene detto che se non ci fosse l’evasione il debito pubblico sarebbe già stato annullato, che l’evasore è un parassita della società; viene rilanciato come un mantram lo slogan “pagare meno, pagare tutti”, e ogni tipo di paragone tra l’evasore e il male assoluto non è mai stato risparmiato.

Essendo considerata l’evasione il delitto civico per antonomasia, si è deciso di abolire ogni possibile libertà ai cittadini per meglio perseguirla: abolizione del segreto bancario e di qualsiasi correlata forma di privacy, abolizione delle transazioni in contanti e susseguente obbligo di diventare tutti clienti  delle banche, diminuito diritto di difesa di fronte ad accertamenti fiscali, accertamenti basati su paramentri induttivi e non più su riscontri documentali, istituzionalizzazione delle delazioni anonime, istituzione di uno spionaggio elettronico su tutti i cittadini gestito dall’agenzia delle entrate (si chiama Gerico 2014), e mille altre vessazioni che ognuno di noi subisce quotidianamente come sacrificio necessario alla lotta anti evasione. Continua a leggere

Vaghe stelle dell’orsa

L’Orsa Maggiore vista dal telescopio Hubble e rielaborata al computer

Questa sera sono uscito sul terrazzo, tenendo tutte le luci spente, per gustarmi il cielo stellato primaverile. Mi sono cullato per un po’ in quell’incanto, e subito mi sono ricordato di quando, da bambino, pretendevo di memorizzare il cielo sopra casa per essere sicuro di saperla ritrovare in caso di necessità. Neanche fossi un marinaio in mezzo all’oceano. Allora non sapevo che le stelle si spostano come fanno gli umani, ma il solo tentativo di fissare nei miei occhi la loro posizione mi dava un senso di sicurezza in qualcosa che credevo eterno ed immutabile. Sono passate tante primavere, ma quella ricerca istintiva dell’Orsa Maggiore e quel senso di sicurezza riposto in quei pallini che brillano tremando nel buio è rimasto immutato. Sballottato dal continuo viaggiare sulle strade del mondo e dalle erratiche esperienze della vita, fin troppo ricca di lunghi e faticosi percorsi, faccio fatica a spiegare a me stesso cosa significhi “casa”.  Ma quando la giornata finisce, mi basta alzare gli occhi verso il grande buio perdendovi lo sguardo e sento che il mio cuore riposa nella casa della pace. L’unica dalla quale non ho mai tentato un esilio.

Coltivare il futuro

2014-03-15 17.58.05E’ venuto un eccellente giardiniere a sistemare il mio giardino dopo tanti anni di incuria e di abbandono. Sono rimasto colpito del rapporto che ha con il futuro. Ogni potatura, ogni vegetale che viene piantato, viene proiettato nella sua visione futura, e viene collocato, nutrito e sistemato scommettendo su come crescerà, su come si svilupperà nella sua esistenza, sulle interazioni che avrà con la futura crescita di altre piante limitrofe. Progettare nel futuro è una attività meravigliosa e magica: vuol dire arredare il tempo come se fosse uno spazio. Non è una fuga, perché prima o poi il lavoro del bravo giardiniere si potrà toccare con mano. E’ proprio qui che capisci qual’è la vera qualità del futuro, non è una sfilza di fanfaronate visionarie, ma è piantare semi e cause della vita che vogliamo veder realizzarsi!

P.S. In mezzo alle piante qui fotografate ho trovato un germoglio di quercia, anzi, di Quercus Robur, la pianta che da sempre è simbolo della forza. Presto spazzerà via tutte le altre piante in questo punto e si imporrà con la sua potenza su tutto. E’ un grande simbolo, il più importante, il più utile, il più desiderato…

Quando il saluto è arte

Il fatto di salutare una persona che esce da casa tua è, generalmente, una convenzione sociale. Ma se il saluto è qualcosa di particolare, rimane impresso indelebilmente.

Ieri mi sono inerpicato per le montagne della Carnia per poter conoscere il Maestro Giovanni Canciani. Quando me ne sono andato, mi ha invitato a suonargli un tema di fuga al pianoforte. Gli ho proposto un soggetto reale in re minore. E lui, come saluto, mi ha improvvisato una sapientissima fuga a tre voci, con otto divertimenti, due controesposizioni e due stretti.

Non è certo un modo di salutare alla portata di tutti. Ma uno che ti saluta così come fa a non essere immortale?